Crowdfunding, caccia ai capitali online!

Un “nuovo” modo di finanziare le PMI

La digitalizzazione ha determinato cambiamenti epocali in tutta la società, discontinuità culturale oltre che tecnologica ed economica. Una rivoluzione di cui in qualche caso anche le piccole aziende (e non solo i grandi gruppi) riescono a beneficiare, come nel caso dell’equity crowdfunding, un canale alternativo, o comunque aggiuntivo, al credito tradizionale.

Oggi l’imprenditore che vuole ottenere credito per la propria impresa ha una possibilità in più, perché con l’equity crowdfunding può raccogliere fondi attraverso la “rete” ottenendo finanziamenti in cambio di quote di capitale. Da gennaio è stata aumentata la platea delle aziende che possono attingere allo strumento; basta infatti essere una Piccola e Media Impresa (PMI), secondo i parametri della Ue: massimo 250 dipendenti e 50 milioni di fatturato, cioè la quasi totalità delle aziende italiane!

Per ottenere il finanziamento è necessario predisporre il progetto e pubblicarlo in rete attraverso una delle piattaforme autorizzate, dichiarando l’obiettivo di raccolta che si intende raggiungere, il tipo di “quote” che si intende offrire (ad es. se con diritto di voto in assemblea o meno) ed ovviamente il business plan.

Gli investitori ottengono un titolo di partecipazione all’azienda, accedendo ai diritti patrimoniali e amministrativi che ne conseguono, l’impresa si finanzia con capitali freschi. In ogni caso, i finanziamenti arrivano al destinatario solo se la raccolta raggiunge gli obiettivi fissati dall’azienda. In caso contrario, il denaro versato torna ai finanziatori.

La possibilità di successo dipende dalla capacità di ottenere il gradimento degli investitori sul progetto. Il vantaggio per l’azienda è anche che si allarga il raggio dei soggetti cui proporre la propria idea di business, facendo partecipare al finanziamento comunità (non necessariamente on line) interessate all’attività caratteristica dell’impresa. L’essenza del concetto di collocamento in “crowd” è che la qualità della proposta la giudica la comunità (on line e off-line) che investe: come a dire Vox Populi!

Le modifiche intervenute, con l’allargamento della platea delle aziende beneficiarie a tutte le PMI, dovrebbero dare un’impennata al settore: il nostro Paese, primo ad introdurre il crowdfunding in Europa, era l’unico a limitare l’accesso alle sole startup o alle PMI innovative.

Negli Stati Uniti due delle principali piattaforme autorizzate hanno raccolto quasi 5 miliardi di dollari in meno di dieci anni di attività, in Inghilterra ogni giorno vengono raccolti più di un milione di sterline, cifre davvero ragguardevoli.

Secondo dati dell’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, in Italia la percentuale di successo delle offerte presentate dal 2013 ad oggi è quasi del 60 per cento con una raccolta media intorno ai 300 mila euro. L’entità dei progetti presentati è destinata a crescere poiché se le start up hanno solitamente fabbisogni finanziari più contenuti, le PMI potranno presentare progetti più ambiziosi.

L’equity crowdfunding potrebbe costituire un’alternativa anche ai fondi venture capitalist che solitamente hanno un approccio molto ingombrante con il management delle aziende che finanziano; così come lo strumento potrebbe costituire una sorta di primo step per quelle imprese che programmano nel lungo periodo la quotazione in Borsa.

Per informazioni contattaci su comunicazioni@gruppoiovine.it

Nessun commento ancora

Lascia un commento